Uffa, mi sono quasi stufata di ripetere le stesse cose, e voi direte: e allora stai muta no?, no! purtroppo ogni volta si ripresentano gli stessi fastidi e noi povere lettrici ci ritroviamo a commentare di nuovo con frasi dette e ridette.
Ditemi voi, come si deve comportare una lettrice! Ditemelo voi Rose Nostre: Mariangela Camocardi, Roberta Ciuffi, Maria Masella, Ornella Albanese, Miriam Formenti, Paola Picasso, Theresa Melville, che impersonate la “vecchia” guardia (ehi non vi offendete! Non mi riferisco all’età) e ne avete viste, ormai, di cotte e di crude, ditemelo voi… anzi, no, vi dico io come immagino sia stato, e tuttora sia, il lavoro di una scrittrice (perdonate se mi permetto):
1) vi viene un’idea, pensate che possa essere buona e iniziate a girarci intorno e a immaginare tutto un mondo dietro;
2) la scrivete, buttando giù tutto quello che riuscite a inventare e ne fate un romanzo;
3) lo revisionate più e più volte cercando di perfezionarlo al massimo;
4) con trepidazione lo mandate alla casa editrice e aspettate.
Tutto questo non succede in un mese o due, ma per svariati mesi, in cui avete buttato sangue e sudore, avete amato, odiato e chiesto a Dio perché siete nate scrittrici. Naturalmente essendo delle professioniste, ormai il vostro mestiere lo conoscete e forse riuscite a essere celeri e perfette nello stesso tempo, se il romanzo lo permette, ma non credo che possiate svolgere il tutto in breve tempo.
E adesso vi dico come immagino il lavoro di una casa editrice (aaaaaaaaaaaah ah ah ah):
1) ricevono il file, se lo leggono, la storia piace, troveranno qualche errore o disattenzione, magari anche di punto di vista, ve li fanno notare (è un editor il tizio che lo fa?), voi rielaborate se siete d’accordo, e rimandate il tutto;
2) il testo è pronto, preparato per la stampa, revisionato un’ultima volta (è un correttore di bozze quel tizio lì?) e pubblicato.
E anche questo passaggio non credo possa essere effettuato in poco tempo, in fondo le mitiche figure di editor e correttore di bozze sono esseri umani e anche loro sono soggetti a stanchezza ed errori. Immagino, quindi, che almeno due revisioni un romanzo le debba subire.
E allora ditemelo voi, mie care autrici, donne che leggo in tutta sicurezza e quando vi compro sono certa di avere un ottimo prodotto, ditemi perché io, povera umile lettrice, che acquisto il mio tesoretto per sognare, per trascorrere in santa pace alcune ore di beata solitudine ed entrare in mondi immaginari per dimenticare la prosaica realtà, ditemi perché mi ritrovo tra le manine invece di un prodotto curato, un “coso” con nomi errati (e mi chiedo: e mo’ questo chi è?) con strani balzi di PDV (e mi chiedo: occavolo ma chi è che sta pensando/parlando adesso?) o con termini che devo andare a cercare sul dizionario (e a volte neppure trovo) perché proprio non rendono l’immagine che, suppongo, vorrebbe suscitarci l’autrice?
Concordo con Roberta Ciuffi, quando su Facebook, rispondendo a un mio stato, ha detto che un’autrice deve far uscire una storia ben scritta e senza errori (cito: “Il lavoro deve essere al meglio alla fonte, come tecnica, struttura, grammatica”), ma se oggi le case editrici scelgono autrici non ancora ben formate e storie “grezze”, magari elaborate in poco tempo senza cura, non convenite con me che almeno le suddette CE dovrebbero utilizzare le figure dell’editor e del correttore di bozze per vendere un prodotto di valore?
Cavolo, allora non pubblicatele no????? Almeno, io, lettrice, non mi incavolo avendo comprato una storia che, invece di farmi sognare mi ha fatto “illezzire”! (termine toscano per dire innervosire).
P.S. I nomi delle scrittrici sono stati indicati non in ordine di preferenza o importanza e li ho scelti perché emblema del Romance italiano, sono tra le mie preferite, quelle che sicuramente leggo e con le quali ho un dialogo (e adesso qualcuno mi accuserà di essere una “lecca***o”).
Ditemi voi, come si deve comportare una lettrice! Ditemelo voi Rose Nostre: Mariangela Camocardi, Roberta Ciuffi, Maria Masella, Ornella Albanese, Miriam Formenti, Paola Picasso, Theresa Melville, che impersonate la “vecchia” guardia (ehi non vi offendete! Non mi riferisco all’età) e ne avete viste, ormai, di cotte e di crude, ditemelo voi… anzi, no, vi dico io come immagino sia stato, e tuttora sia, il lavoro di una scrittrice (perdonate se mi permetto):
1) vi viene un’idea, pensate che possa essere buona e iniziate a girarci intorno e a immaginare tutto un mondo dietro;
2) la scrivete, buttando giù tutto quello che riuscite a inventare e ne fate un romanzo;
3) lo revisionate più e più volte cercando di perfezionarlo al massimo;
4) con trepidazione lo mandate alla casa editrice e aspettate.
Tutto questo non succede in un mese o due, ma per svariati mesi, in cui avete buttato sangue e sudore, avete amato, odiato e chiesto a Dio perché siete nate scrittrici. Naturalmente essendo delle professioniste, ormai il vostro mestiere lo conoscete e forse riuscite a essere celeri e perfette nello stesso tempo, se il romanzo lo permette, ma non credo che possiate svolgere il tutto in breve tempo.
E adesso vi dico come immagino il lavoro di una casa editrice (aaaaaaaaaaaah ah ah ah):
1) ricevono il file, se lo leggono, la storia piace, troveranno qualche errore o disattenzione, magari anche di punto di vista, ve li fanno notare (è un editor il tizio che lo fa?), voi rielaborate se siete d’accordo, e rimandate il tutto;
2) il testo è pronto, preparato per la stampa, revisionato un’ultima volta (è un correttore di bozze quel tizio lì?) e pubblicato.
E anche questo passaggio non credo possa essere effettuato in poco tempo, in fondo le mitiche figure di editor e correttore di bozze sono esseri umani e anche loro sono soggetti a stanchezza ed errori. Immagino, quindi, che almeno due revisioni un romanzo le debba subire.
E allora ditemelo voi, mie care autrici, donne che leggo in tutta sicurezza e quando vi compro sono certa di avere un ottimo prodotto, ditemi perché io, povera umile lettrice, che acquisto il mio tesoretto per sognare, per trascorrere in santa pace alcune ore di beata solitudine ed entrare in mondi immaginari per dimenticare la prosaica realtà, ditemi perché mi ritrovo tra le manine invece di un prodotto curato, un “coso” con nomi errati (e mi chiedo: e mo’ questo chi è?) con strani balzi di PDV (e mi chiedo: occavolo ma chi è che sta pensando/parlando adesso?) o con termini che devo andare a cercare sul dizionario (e a volte neppure trovo) perché proprio non rendono l’immagine che, suppongo, vorrebbe suscitarci l’autrice?
Concordo con Roberta Ciuffi, quando su Facebook, rispondendo a un mio stato, ha detto che un’autrice deve far uscire una storia ben scritta e senza errori (cito: “Il lavoro deve essere al meglio alla fonte, come tecnica, struttura, grammatica”), ma se oggi le case editrici scelgono autrici non ancora ben formate e storie “grezze”, magari elaborate in poco tempo senza cura, non convenite con me che almeno le suddette CE dovrebbero utilizzare le figure dell’editor e del correttore di bozze per vendere un prodotto di valore?
Cavolo, allora non pubblicatele no????? Almeno, io, lettrice, non mi incavolo avendo comprato una storia che, invece di farmi sognare mi ha fatto “illezzire”! (termine toscano per dire innervosire).
P.S. I nomi delle scrittrici sono stati indicati non in ordine di preferenza o importanza e li ho scelti perché emblema del Romance italiano, sono tra le mie preferite, quelle che sicuramente leggo e con le quali ho un dialogo (e adesso qualcuno mi accuserà di essere una “lecca***o”).
Cara Lucia, comprendo benissimo il tuo disappunto, e la tua amarezza. Hai speso una certa cifra e ti ritrovi in mano qualcosa di scadente che ti ha deluso. Il problema consiste nel fatto che il mestiere non vuole impararlo più nessuno, ormai, e che la gavetta è vista come qualcosa di ripugnante da evitare a ogni costo. Le CE, da parte loro, investono sempre meno nelle figure professionali di livello che garantiscono un buon editing. Non si vuole capire che un libro sgrammaticato e con il pdv sbagliato è una mancanza di rispetto per il lettore, che è quello che spende i suoi soldi, e che ha diritto di avere in cambio una lettura almeno "discreta." Sempre più spesso sbatte invece il naso in un romanzo discutibile e magari recuperato tra la sterminata offerta di self che sta suturando, anche malamente, il mercato librario. ma se per risparmiare sui costi le CE si affidano a persone incompetenti, capita che un revisore ti elimini il secondo pon di pon-pon credendolo una ripetizione sfuggita all'autrice ( dicasi pon-pon la pallina di lana con cui si decorano sciarbe e berretti). Io credo che se la musica non cambia, se non ci rimbocchiamo le maniche tutti noi che operiamo nel mondo dell'editoria, la narrativa rosa non avrà un futuro. Personalmente impiego mesi e mesi per scrivere una storia che possa essere definita tale e di cui essere orgogliosa. Mi si gonfiano le gambe per le giornate trascorse al computer... dall'idea del romanzo, alla sua lunga, elaborata stesura, le ricerche storiche, le molte riletture per beccare i refusi e le sviste, esiste una trafila che non può essere velocizzata e fatta in modo superficiale. Forse io sono esageratamente meticolosa ma se fossi sbrigativa e consegnassi alle mie lettrici delle pagine di bassa qualità, significherebbe, come dicevo più sopra, tradire la loro fiducia nei mie confronti. Piuttosto spengo il pc e smetto di scrivere. Spero, mi auguro, che questo stato di cose abominevole possa finire al più presto. Lo dico da lettrice, prima ancora che da scrittrice. Un caro saluto a tutte le amiche del blog.
RispondiEliminaquesta del pon-pon e' stupenda! chissa' se anche le altre rose avranno qualche chicca da raccontarci :)
EliminaCarissima, ho già impazzato su facebook e la mia opinione la sai. Se le CE prendono autrici grezze è per risparmiare su acconti e royalties, e di certo non si cureranno dii impiegare uno staff che renda il prodotto qualcosa più che accettabile - e a volte non arriva nemmeno a tanto. Anche perché comunque sia il prodotto, pressappochista, mediocre, con il pdv ballerino, scopiazzato,troverà una cricca adorante disposta a dichiararlo un capolavoro pieno di sentimento e passione, e allora a chi importa? Solo alle lettrici accorte e davvero appassionate al bello, come penso ce ne siano tante, ma che guarda caso sono quelle meno disposte a strombazzare la loro adorazione. E alle autrici come noi, quelle della vecchia guardia, come dici tu - definizione che accolgo come una medaglia - e che, senza nessuna falsa modestia, sanno davvero scrivere. Che dovrebbe essere il livello minimo per esporre al pubblico il proprio lavoro.
RispondiEliminaRoberta Ciuffi
grazie roberta per aver lasciato anche qui nelle pagine del blog i tuoi pensieri, almeno non andranno persi in quel gran calderone che e' fb!
EliminaCara Lucia, temo che questa forsennata corsa alla pubblicazione stia facendo disastri, e che tutti ne pagheremo le spese: i lettori, certo, ma anche gli autori e le stesse CE. Il lettore ormai si inalbera constatando di aver acquistato un testo mediocre spacciato come il solito "caso letterario senza precedenti", e io mi auguro che diventi sempre più esigente. Ovvio che non tutte le case editrici sono uguali; alcune sono gestite con professionalità e competenza, altre invece considerano il libro un mero prodotto commerciale, che in quanto tale può prescindere dalla qualità. Ecco, all'idea che "commerciale" sia considerato sinonimo di "scadente", mi ribello con tutta me stessa. Le colleghe della "vecchia guardia", della quale sono fiera di far parte, sanno bene quanto lavoro ci sia dietro un romanzo da edicola, il prodotto mass market per definizione. A proposito della qualità, credo che un testo inadatto alla pubblicazione non dovrebbe essere riscritto dalla CE. Se parliamo di interventi lievi sulla forma o sul linguaggio, o di aggiustature della trama, va bene che intervenga un editor, ma se si tratta di problemi importanti, come la struttura o il pdv, credo che la CE debba rifiutare il testo, o in alternativa proporre all'autore di effettuare le modifiche. Certo, il processo di pubblicazione si allunga, e, nel caso debba poi lavorare un editor, i costi di tempo e denaro aumentano. Ma mettere sul mercato un libro manchevole dei requisiti basilari, denota da parte della CE una mancanza di rispetto nei confronti dei lettori che a lungo andare provoca seri danni all'editoria. Grazie a Lucia e a Juneross per questa opportunità di confronto, e un caro abbraccio a tutte le fans del blog. A presto! Terri
RispondiEliminaEccomi qui al banco dei testimoni, mi piace questa idea. Parlerò in difesa delle autrici storiche, ma anche delle autrici al centro di questo sacrosanto dibattito.
RispondiEliminaInutile dire che sono perfettamente d'accordo con quanto scritto dalle amiche. Il settore dell'editoria è davvero cambiato negli ultimissimi anni e molti punti di riferimento sono venuti a cadere. Anche le CE sono state danneggiate dall'onda anomala dei self e alcune hanno avuto l'intuizione di sfruttarla a proprio vantaggio. Si salta il passaggio dello scouting, e si va quasi sul sicuro pescando tra autori alti in classifica. Gli altri vantaggi sono già stati indicati: piccoli acconti quando ci sono, opzioni di esclusiva che raggiunge anche i venti anni etc. E poi si punta sulla quantità e questo ha come risultato un conseguente abbassamento della qualità. Inutile ripetere che un buon romanzo ha bisogno di tempo: scelta di vocaboli, scelta del ritmo da dare alla narrazione, meditare ogni scena per inquadrarla in modo originale. E alla fine mi scindo in due: dopo il lavoro di autrice passo a quello di editing, che è altrettanto lungo.
Però adesso provate a immedesimarvi un attimo in queste nuove autrici che non fanno gavetta etc etc. Ma, scusate, se fosse capitato a noi, agli inizi, quando eravamo ancora “grezze”, che una grossa CE ci proponesse la pubblicazione, cosa avremmo fatto? Avremmo detto: scusate, sono ancora grezza, ripassate quando sarà più brava? Bene, allora la giovane autrice esordiente fa benissimo a stare al gioco, naturalmente accettando anche i possibili effetti collaterali. Ma è un ottimo modo per ottenere visibilità e tutte naturalmente sperano nel romanzo col botto.
Tutto questo ragionamento, quindi, mi porta a riconoscere alle CE la maggiore responsabilità del decadimento di cui oggi si dibatte, perché “non possono non sapere”.
Un grazie a Lullibi e a Ross per aver sollevato il problema, e un caro saluto a tutte le amiche del blog.
Ornella Albanese
Cara Ornella, quando era ancora "grezza" e una casa editrice come Mondadori mi pubblicò Nina del tricolore, al di là della felicità di pubblicare il mio primo romanzo, mi feci subito un regalo: mi recai in libreria e acquistai il libro "Italiano 10 e lode" per ristudiarmi la nostra lingua e le sue regole. Laura Grimaldi forse mi avrebbe pubblicato il secondo ma io sentivo l'esigenza di essere preparata meglio, per consegnare un testo grammaticamente corretto. Oggi questa è l'ultima delle preoccupazioni di chi scrive, temo.
EliminaSu questo sono d'accordo Mariangela. Ricordo l'editing al mio primo romanzo fatto dalla esigentissima Chiara Desiderio: piccoli interventi ma davvero tantissimi. Ho ancora due pagine fitte in cui li avevo trascritti, versione prima e versione dopo, per studiarmeli. C'erano anche vocaboli da preferire: udire invece di sentire, accadere invece di succedere. Sono stata una brava allieva? Forse, ma la scuola era ottima.
EliminaOrnella Albanese
Cara Ornella, naturalmente non si rifiuta un miracolo. Ma nemmeno si palleggiano le responsabilità, dicendo che se un libro è malfatto è colpa dell'editore: lo è nella porzione che gli spetta, ma per il resto il primo responsabile è l'autore. Un editore non ha il compito di insegnare a scrivere. Se la struttura di un romanzo non regge ci si mette a tavolino e ci si lavora sopra, non si aspetta che un editor con le ali e la bacchetta arrivi a sistemare tutto, e magari poi lamentarsi perché non l'ha fatto bene.
EliminaP.S. E non ce l'ho con le nuove autrici, vale per tutti!
Eliminasono d'accordo con entrambe, si al miracolo editoriale, non si rifiuta un contratto, ma no a pubblicare un libro solo perche' e' sembrata vincente l' idea e poi fa nulla se e' scritto con i piedi. lo scrittore deve saper scrivere, e' il suo mestiere, ma la casa editrice non dovrebbe pubblicare libri senza editarli, correggerli. ora, se questo lo fa lo scrittore stesso o un editor professionista a noi lettrici non deve interessare. "il prodotto" finale, deve arrivarci perfetto o quasi.
Eliminama ormai ci accontentiamo di dire " leggibile".... che tristezza!
Ma cara Ross, non ti sentiresti imbrogliata a scoprire che una delle tue autrici preferite è stata 'siliconata', per così dire? Che il romanzo che hai amato è un Frankenstein assemblato in laboratorio?
Eliminaemmm....evidentemente l' editing che intendo non e' lo stesso che intendi tu...e la cosa mi preoccupa. ok! penso che abbiamo sfiorato solo la punta dell' iceberg, sob!
EliminaQuesto commento è stato eliminato dall'autore.
RispondiEliminaEcco care Rose dove io voglio andare a parare: 1) la responsabilità della Casa Editrice è certa, perché è lei che mi vende il prodotto e non la scrittrice; 2) la responsabilità della scrittrice è di conoscere, come minimo, l'uso della lingua italiana, deve garantire a me, lettrice, di poter leggere agevolmente il testo senza intoppi che mi obblighino a interrompere la "sospensione dell'incredulità". Voglio a tornare a discutere di gusti, di personaggi, di scene, di invenzioni varie e non più del pessimo italiano!
RispondiEliminaEccomi qui, cara June e care colleghe. Condivido tutto quello che è stato detto fin qui, naturalmente, ma vorrei aggiungere alcune considerazioni. La prima è sull'analisi di June sulla nascita, la gestazione e la pubblicazione di un romanzo. Che questo iter scorra liscio come sembrerebbe dalle sue parole è un fenomeno raro.Non te la prendere June, ma io bazzico questo mondo da decenni.. Intanto, se una scrittrice non è sotto contratto e manda il suo testo a una CE più o meno importante, i tempi di attesa di una risposta quasi sempre sono eterni. In secondo luogo le forche caudine che attendono lo speranzoso romance non sono rappresentate solo dagli editor, bensì da una pletora di "lettori", fantasmi senza nome con cui un confronto è impossibile, i quali a casa di dolori ai denti, di litigi in famiglia, di perdite al lotto, si apprestano a leggere con umori alterni, e se sono molto irritati, cestinano senza pietà, o addirittura senza lggere il testo A me è capitato e devo dire che questo rifiuto, motivato da cecità, mi ha ferita, perché credevo fortemente nella trilogia che avevo proposto e scritto. Dopo tanti anni di gavetta prima e di professione poi, penso di saper giudicare se un mio lavoro ha qualche valore. Di contro, si spalancano le porte a lavori mal fatti, sgrammaticati e grezzi. Perché costano meno? Perché fanno mucchio? Per pura imitazione dei concorrenti? Che il testo debba essere consegnato dalla sua autrice, scevro di errori grossolani, va senza dire. Ma i più colpevoli sono quelli che lo ricevano, lo approvano e lo pubblicano. Se questo è l'andazzo prevedo una misera fine per le CE famose, non per il rosa, genere forse minore, ma che a mio avviso non tramonterà mai. Il rosa regala delle favole agli adulti e anche chi non è più giovanissimo, ha bisogno di favole quanto i bambini. Soprattutto oggi, in questo mondo irriconoscibile. Un abbraccio a tutte e a June che ci permette di esprimere la nostra, spesso amareggiata opinione. Paola Picasso.
RispondiEliminaPaola... sniff... assomiglio così tanto alla BefRoss? Il post l'ho scritto io... sniff... sniff
EliminaPer rispondere sulla gestazione e prestazione di un romanzo, ho semplificato infatti, perché immagino le ansie che sia scrivere un romanzo. Immagino solamente, perché non mi ci impegno proprio, non ne ho la velleità. Per questo ammiro chi scrive (BENE) e riesce a farmi trascorrere momenti spensierati.
Hehehe, lo sai, Lullibi, che chi si frequenta finisce per assomigliarsi? Tutte uguali, diventeremo... ;)
EliminaCiao
Lucilla
Cara Lullibi, hai messo proprio il dito nella piaga! Perché da anni ormai ho il dente avvelenato contro le case editrici e le loro dissennate politiche di risparmio ad oltranza (a volte investire in buoni editor è una necessità imprescindibile!)
RispondiEliminaOvvio che la scrittrice debba conoscere a fondo la propria lingua? Non per le case editrici suddette; non è il caso delle Rose Nostre, che la lingua la conoscono eccome, ma spesso si trovano libri mal scritti e peggio documentati: svarioni grammaticali, errori, vera e propria ignoranza della Storia e bestialità varie. Mi viene in mente ùna mia vecchia professoressa che consigliava a mia madre di lasciarmi leggere, anche romanzi rosa, perché mi avrebbe insegnato a parlare correttamente...
Come imparerebbe ora a parlare qualcuno che dovesse leggere simili sciatterie? "Scendo il bimbo e lo gioco?"
Scherzi a parte, a volte rimango davvero desolata per la pochezza generale che trovo in certi romanzi editi da case prestigiose; scusate l'allarmismo, ma secondo me siamo davanti non all'evoluzione di una lingua, ma al suo imbarbarimento. I responsabili delle CE, secondo la mia personalissima opinione, si affidano per risparmiare a editor ignoranti, o a nessun editor, dimostrando una mancanza di rispetto per i lettori (altrimenti detti, volgarmente, "quelli che pagano") pari solo alla supponenza: cioè, ci ritengono ignoranti. Gente che merita solo robetta scritta approssimativamente. Mi pare che dimostriamo ogni giorno che l'ignoranza non ci appartiene.... Rose Nostre, confidiamo in voi!
Ciao
Lucilla
Come lettrice e come blogger, mi piacerebbe ricominciare a parlare, discutere di gusti, di ambientazioni, del maschio alpha e dell'eroina piu' o meno ingenua....non posso e non voglio dover fare il lavoro di un editor. Ben vengano le nuove penne, ma le CE debbono iniziare a prendere seriamente il loro lavoro e maneggiare con cura questo grande patrimonio che e' la nostra lingua e la nostra cultura....
RispondiEliminaOddio son d'accordo con te!
EliminaAnch'io, sarà grave?
EliminaLucilla
Cara Lucilla, purtroppo le CE prestano attenzione non a chi sa scrivere bene, bensì a chi riesce a svettare in classifica Amazon. Non so come facciano tante schifezze scribacchiate male e restare ai primi posti per mesi... o forse so anche troppo bene che si gioca sporco pur di piazzarsi tra i primi 100 e restarci il più a lungo possibile. In conclusione, conoscere il mestiere oggi come oggi non rappresenta più un biglietto da visita efficace. Puoi aver scritto Giulietta e Romeo in versione moderna e anche meglio di Shakespeare, ma se non entri in classifica, non vali nulla e nessuna CE ti prenderà in considerazione: triste ma inconfutabile verità dei giorni nostri.
RispondiEliminaGrazie per la risposta, Mariangela. Che mi trova tristemente d'accordo; la mia ingenuità congenita mi impedisce di cogliere i meccanismi dell'alta editoria, ma non posso accettare che si privilegi un romanzo spazzatura rispetto a qualcosa di valido. Sei stato ai primi posti della classifica per mesi, va bene, ma per quale motivo? Se è per la validità dell'idea di base, mi sta anche bene, ma non posso prescindere da una scrittura lineare, pulita e, soprattutto, corretta. Dan Brown ha sbaragliato le classifiche, ma a mio modestissimo parere scrive male e scopiazza pure, perciò, una volta letto il suo primo ignobile papello, ho sospeso il mio contributo economico. È vero, le librerie pullulano di offerte, ma quanti libri meritano veramente di essere letti? Personalmente diffido delle classifiche, ho avuto troppe fregature da romanzi osannati dalle masse rivelatisi poi delle "corazzate Potemkin"!
EliminaOra sono molto più selettiva e credo che anche a livello di case editrici ci dovrebbe essere un compromesso: ok allo scrittore da classifica, ma un occhio anche alla qualità, alla lunga paga sempre...
Ciao
Lucilla
Dal banco dei testimoni io continuo a dare la prima responsabilità all’autore, che ha tutti i diritti di scrivere, di pubblicare e di inseguire un sogno, ma che ha anche il dovere di dare qualcosa di decente al lettore.
RispondiEliminaCominciamo col dire che ogni autore deve essere soprattutto un lettore e mi domando, quindi, quanto leggano questi autori definiti ‘grezzi’ se pubblicano cose inimmaginabili. A dire il vero, mi chiedo anche quanto leggano i loro amici, che strombazzano meraviglie dell’ennesimo contemporaneo brutta copia della Kinsella o di uno storico che potrebbe persino essere un fantasy, dal momento che non si capisce nemmeno in quale secolo i protagonisti vivano.
Da lettrice ingannata e come autrice di romance storici, mi permetto di dire che non si scrive storico se non si fanno ricerche, e non importa se il resto è poesia. Punto.
Quindi l’autore, che sia bravo o meno, si ritroverà cinquantamila recensioni positive e, “poveretto”, si metterà pure in testa che il suo lavoro sia buono, che il suo PDV sia quello giusto , ecc, ecc. C’è anche da presumere che in caso di recensioni negative non si sognerà mai di rieditare quello che crede un capolavoro per dare al lettore un prodotto migliore. Io ho ritirato tre volte i miei self per migliorarli, ed erano lavori già pubblicati in passato.
Tuttavia, come criticare del tutto il menefreghismo se ormai per essere contattati da una CE basta avere un romanzo fra i primi in classifica a 0.99 centesimi con recensioni à gogo. E’ il sogno di tutti gli esordienti.
Di certo i sistemi delle CE sono cambiati rispetto a un tempo. Una volta diventare scrittore era molto gratificante poiché si era stati scelti e raccolti come pagliuzze dorate fra le tante pagliuzze dei covoni. Ora è un po’ diverso.
Le CE, lo sappiamo, sono società che non fanno beneficienza e pensano al guadagno. Ed è giusto. Hanno esperti di marketing che il più delle volte sanno cosa fare. Quindi investono poco in esordienti, se li covano, magari non con grande cura visto che sento che gli editing sono pessimi, ma con gli anni qualcuno di loro emergerà.
Scrittori di cui si parlerà ancora fra trent’anni. Autori che renderanno molto alla loro casa editrice. Autori ancora imperfetti, tuttavia, perché ,come noi vecchiette, non smetteranno mai di crescere, di imparare e di fare errori.
Grazie per aver chiesto anche la mia opinione.
Miriam Formenti
vi riportiamo il commento di Maria Masella, non e' riuscita a inserirlo nei commenti del blog
RispondiElimina1^ parte:Grazie per aver sollevato il problema! E per averlo fatto nel vostro modo, insieme preciso e ironico. Condivido quanto hanno scritto le colleghe più diligenti di me. E' responsabilità dell'autore consegnare un testo "pronto" come è responsabilità della casa editrice effettuare un editing e curare che non ci siano refusi.
A proposito di editing, parola improvvisamente diventata di moda nei gruppi, vorrei chiarire che qualsiasi testo di qualsiasi autore, anche superlativo, può averne bisogno perché chi scrive conosce la storia e sa quello che vuol dire e soltanto un occhio esterno riesce a valutare eventuali punti oscuri. Da qualche tempo sembra che effettuare un editing sia rifare completamente un testo, correggendolo e sistemandolo, in pratica riscrivendolo. Sembra anche che molti si siano diventati improvvisamente esperti di editing! Ricordo gli editing di Laura Grimaldi: nel mio primo racconto mi consigliava di chiarire meglio una frase. Ricordo quelli di Chiara Desideri: stesse indicazioni ricevute da Ornella. Approdata a Corbaccio, ammetto di aver avuto una paura pazzesca... Una pagina di richiesta di "precisazioni", termine usato da Luisa che si era occupata dell'editing. Fra le altre mi faceva notare che avevo sbagliato il titolo di un film, non L'ultimo Masai, ma Masai l'ultimo apache. Con Frilli ormai il rapporto è più che decennale e degli ultimi se ne è sempre occupata la stessa persona. Procediamo così: 1)invio file. 2)impagina e stampa e mi rende il cartaceo con le note (numerose) 3)leggo anch'io e valuto le note 4)viviamo insieme per qualche giorno, valutando insieme nota per nota e sono sempre del tipo "questa frase è meglio così o cosà?" non modificare pdv o spostare indizi, ma soltanto migliorare la leggibilità di una singola frase lasciando inalterato lo stile. Da quanto ho scritto è chiaro che un libro non si sforna in tre secondi. Sarò andata fuori tema, lo facevo sempre, ma ci tenevo a chiarire quanto lavoro richiedesse un libro, se l'autore e l'editore sono seri. A proposito di "lavoro" si parla molto, nei gruppi, di ricerca e accuratezza storica. Vorrei dire la mia opinione. Sono appassionata di storia, ho frequentato un liceo e penso di essere l'unica pazza ad aver frequentato un corso di storia romana pur essendo iscritta a matematica. Nonostante tutto non mi sento in grado di valutare se un testo è accurato dal punto di vista storico, se non in negativo, mi spiego: so dire "non lo è", quando trovo errori relativi a un periodo che conosco bene, ma non mi sento di dire "lo è" se non ne trovo e il periodo è per me piuttosto oscuro. Esempio: sono abbastanza esperta di Storia italiana (buco nero Settecento), quindi se l'autore usa termini impropri sul periodo napoleonico o risorgimentale, urlo! Ma su Scozia può scrivermi quello che vuole o quasi. Francia e Spagna le conosco molto meglio! Sono i due Paesi di cui conosco e amo la Storia quasi quanto quella italiana.
2^ parte:
RispondiEliminaCome si conosce un periodo? facendo ricerche. Ho la casa piena di testi relativi alla storia di Genova, anche sulla toponomastica! E se scrivi da italiana e per italiani una storia ambientata in Italia non puoi inventare, estrapolare... Troverai sempre qualcuno che ti coglie in fallo.
Ho perso il filo? No, era soltanto una digressione. Come sapete leggo quasi esclusivamente cartaceo, ma ho scoperto le anteprime di amazon. C'è chi legge le sinossi (per farmele scrivere gli editori mi puntano la pistola all tempia!) e io sono da prime pagine. Quanti testi scritti male: alcuni elementari, altri fumosi. Purtroppo si confonde la semplicità con la banalità. E si spaccia il fumoso per profondo. So di non scrivere alta letteratura, ma solo prodotti di intrattenimento, ma voglio che siano buoni prodotti, prodotti che valgano i soldi spesi dal lettore. Anche da June! Fra tanti mal scritti ne capitano alcuni potenzialmente buoni (se l'autore se lo lavorasse..., ripeto "l'autore" non la casa editrice), altri già buoni. Il grande mistero sono le recensioni: lo so, i gusti sono gusti, sui gusti non si discute, ma che si diano cinque stelle dopo aver segnalato nella rece che i pdv traballano o una parte del libro è debole o il finale insoddisfacente, ecco, mi sconcerta. Come mi sconcertano le classifiche. Sarà la mia mente matematica ma trovo improbabile che il romanzo appena uscito, in self, di un esordiente, schizzi in classifica. L'unica spiegazione razionale è la presenza di un forte fortissimo gruppo alla spalle che ha provveduto all'acquisto. Sarò una malpensante. Ma in fondo che male c'è nel sostenere un'amica? Nessuno. Nessuno un corno! E' lo stesso criterio delle raccomandazioni. E' un modo per inquinare le classifiche.
(Da domani molti mi toglieranno l'amicizia.)
E' una situazione imbarazzante in cui tutti hanno torto e ragione:
1) autori esordienti. Come ha scritto Orni, forse quando ho cominciato avrei tentato il self... perché non tentare? E, nel mazzo, ci sono anche autori validi che altrimenti resterebbero ignorati. (ma perché non curare il proprio lavoro?)
2) case editrici: perché condannarle se tendono al guadagno, sono imprese non opere pie. (ma perché non curare il proprio lavoro?)
3) autori e autrici da anni al lavoro: più che una cura disintossicante o una bella sbronza o una mariagiovanna (quando ero ventenne lo spinello era mariagiovanna) non mi sentirei di consigliare per tirarsi su. Volendo un pellegrinaggio a santiago di compostela. Alcuni sono prossimi a convertirsi al buddhismo.
4) lettori e lettrici: protestate PUBBLICAMENTE quando il prodotto non vale i soldi spesi, cercando di "dividere le strasse" come diciamo noi, dando le colpe o le responsabilità a chi le ha. Refusi? Ce! Pagine mancanti? Ce! Brutta storia e mal scritta? Se pubblicata da Ce, responsabilità Ce che sceglie male e si fa pagare! Se self, responsabilità self. Anche una estensione ai gruppi di sostegno che puntellano testi che dovrebbero cadere a terra come corpo morto cade.
3^ parte:
RispondiEliminaConcludendo (devo preparare pranzo e per "colpa" della Ross non ho scritto neppure una riga) le uniche persone in grado di migliorare questo schifo che sta diventando l'editoria siete voi lettrici (anche i lettori, ma sono meno incazzé).
Nota di chiusura: oggi sono particolarmente incazzé. Monda ha ridotto, dopo aver ridotto. Il mio romance, già scritto, che doveva uscire nel 2015 (autunno), poi slittato marzo 2016, uscirà settembre 2016, salvo ulteriori slittamenti (il prossimo lo ambienterò in russia, romanzerò zivago, garantendo lieto fine e tagliando quei pezzi politici che nessuno legge, quelli quando non sono insieme, occhi negli occhi, e sarà "Un amore slittato") ciao donne, ma dubito che siate arrivate alla fine.
PS: da brava bimba diligente avevo commentato, non lo acchiappò dicendo che era lungo, salvai (copia e incolla su file nuovo), cucinai, mangiai e rigovernai.
E ora riprovo in due pezzi comm ed ento
marri
Dio Profa, mi sono commossa, certo che potevi essere meno sintetica e un po' più analitica... aaaaah ah ah ah...
RispondiEliminaCavolo, mi sa che ho scoperchiato un vespaio. Però lo sapevo che ci doveva essere un gran macello sotto e che voi avreste sciolto tutti i miei dubbi.
Grazie ancora a tutte.
Con grande rispetto, perché voi lo avete per le lettrici e per noi
Lucia
Posso farmi togliere l'amicizia anche io? Tanto ormai è già un mesetto che mi sto disintossicando dai social.
RispondiElimina1) molte lettrici (ormai amiche) non le avrei incontrate senza Facebook e sicuramente restare in contatto sarebbe più difficile e anche meno divertente però... quello è un mondo chiuso e stretto una specie di club con un sacco di regole ed equilibri che NON rispecchiano quello che c'è fuori. Marzio Biancolino docet.
2) Partendo da questo presupposto... La classifica di Amazon è solo un'illusione, potente come il canto di una sirena ma pur sempre un'illusione ed è sbagliato misurare l'editoria con quel metro ergo è sbagliato generalizzare sulle CE basandosi su quelle che hanno deciso di sfruttare quello strumento e rivolgersi alle lettrici *Amazon* dipendenti. Se guardate le classifiche di Kobo, Bookrepublic e Ultima Books vedrete una realtà del tutto diversa
3) care Rose Nostre voi siete il buon vino maturato in barrique di legno pregiato per anni ma le nuove lettrici non sempre lo apprezzano a meno che non abbiano il palato fine e il portafoglio fornito, più spesso cercano la birra a buon mercato perché ne possono bere di più. Ma voi vi ricordate quando avete iniziato a leggere? Io sì, non ne avevo mai abbastanza e allora compravo gli harmony e non la Woodiwiss perché al mercatino con gli stessi soldini compravo 10 romanzi contro 1, lo stesso dicasi peri gialli. Questo fenomeno Self io lo paragono ai quei miei tempi lì, gli anni e l'abbuffata di letture sono passate e a un certo punto ho preferito 1 Woodiwiss a 10 harmony, 1 John Grisham a 10 Agatha Christie (vabb anche perché ormai li avevo letti tutti 😉) perché *io* ero cambiata e le mie esigenze di lettura erano e sono diverse.
3) è difficile adesso, molto più di 10 per non parlare di 20 anni fa e per una che vorrebbe ritagliarsi un posto tra i vini barriccati è anche più dura lo strumento veloce del Self-publishing è solo illusorio per quanto riguarda la velocità per non parlare delle CE digitali dove scrivere e basta non basta più.
4) CREDO che prima o poi tutto si normalizzerá e allora ci accorgeremo che tutto è cambiato solo per lasciare tutto inalterato alla fine conterà aver scritto bene cose belle magari non tutte passeranno alla storia e saranno ristampate all'infinito ma alcune sì e tutto il resto saranno bit perduti nei meandri della rete globale :)
Che poi la qualità degli harmony di allora non sia paragonabile a certi *bassi costi* di adesso è triste ma parlare del perché divagherebbe troppo :(
EliminaChe poi la qualità degli harmony di allora non sia paragonabile a certi *bassi costi* di adesso è triste ma parlare del perché divagherebbe troppo :(
EliminaGrazie Elena per il tuo commento, aspettavo proprio una scrittrice della "mezza guardia" né vecchia né new entry (almeno che non sei più new entry lo ammetterai??!!) e... ecco, il punto è proprio questo... la differenza tra gli "harmony" della tua e mia adolescenza e quelli di oggi... (che non me ne voglia la CE ma è solo per descrivere il tipo di libro).
EliminaPosso farmi togliere l'amicizia anche io? Tanto ormai è già un mesetto che mi sto disintossicando dai social.
RispondiElimina1) molte lettrici (ormai amiche) non le avrei incontrate senza Facebook e sicuramente restare in contatto sarebbe più difficile e anche meno divertente però... quello è un mondo chiuso e stretto una specie di club con un sacco di regole ed equilibri che NON rispecchiano quello che c'è fuori. Marzio Biancolino docet.
2) Partendo da questo presupposto... La classifica di Amazon è solo un'illusione, potente come il canto di una sirena ma pur sempre un'illusione ed è sbagliato misurare l'editoria con quel metro ergo è sbagliato generalizzare sulle CE basandosi su quelle che hanno deciso di sfruttare quello strumento e rivolgersi alle lettrici *Amazon* dipendenti. Se guardate le classifiche di Kobo, Bookrepublic e Ultima Books vedrete una realtà del tutto diversa
3) care Rose Nostre voi siete il buon vino maturato in barrique di legno pregiato per anni ma le nuove lettrici non sempre lo apprezzano a meno che non abbiano il palato fine e il portafoglio fornito, più spesso cercano la birra a buon mercato perché ne possono bere di più. Ma voi vi ricordate quando avete iniziato a leggere? Io sì, non ne avevo mai abbastanza e allora compravo gli harmony e non la Woodiwiss perché al mercatino con gli stessi soldini compravo 10 romanzi contro 1, lo stesso dicasi peri gialli. Questo fenomeno Self io lo paragono ai quei miei tempi lì, gli anni e l'abbuffata di letture sono passate e a un certo punto ho preferito 1 Woodiwiss a 10 harmony, 1 John Grisham a 10 Agatha Christie (vabb anche perché ormai li avevo letti tutti 😉) perché *io* ero cambiata e le mie esigenze di lettura erano e sono diverse.
3) è difficile adesso, molto più di 10 per non parlare di 20 anni fa e per una che vorrebbe ritagliarsi un posto tra i vini barriccati è anche più dura lo strumento veloce del Self-publishing è solo illusorio per quanto riguarda la velocità per non parlare delle CE digitali dove scrivere e basta non basta più.
4) CREDO che prima o poi tutto si normalizzerá e allora ci accorgeremo che tutto è cambiato solo per lasciare tutto inalterato alla fine conterà aver scritto bene cose belle magari non tutte passeranno alla storia e saranno ristampate all'infinito ma alcune sì e tutto il resto saranno bit perduti nei meandri della rete globale :)
Ringrazio anch'io tutte le scrittrici, della vecchia e nuova guardia, che hanno condiviso con noi il loro pensiero e le loro esperienze.
RispondiEliminaOgnuna ha aggiunto un tassello di verità, infatti anch'io credo che le responsabilità di un prodotto pubblicato vadano sia all'autore che alla CE.
Per quanto il nome grosso e quindi il grosso del lavoro e delle colpe (e dei meriti of course) siano attribuibili agli scrittori, una CE, degna di esserlo, mette il proprio marchio di approvazione e "raccomandazione" su quello che pubblica, quindi avrebbe il dovere di controllare che sia ben fatto.
Ovviamente per me l'editing dovrebbe consigliare e non riscrivere, quindi alla fine è sempre l'autore che deve correggersi, però come ha ben detto la carissima Masella, ci vuole un occhio esterno per scovare tutte le pecche!
Detto questo i prodotti di qualità si trovano ancora, anche e perfino nei self, però non mi piace che vanno cercati con il lanternino (come Diogene). Vorrei anch'io ritornare a dibattere su gusti, filosofie ed ideali come nei simposi... famosi nell'età antica, ma stimolanti anche qualche anno fa...