Brrr, che freddo! Su accoccolatevi con noi. Stiamo accendendo il camino, riscaldando il latte per una cioccolata fumante e...
Shhhh...Silenzio, Ornella sta per iniziare il suo racconto...
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Una giornata particolare
Le due vite di Margherita
di
Ornella Albanese
Roma, 1519
Il caldo era insopportabile, ma per fortuna
aveva quasi finito. Margherita volteggiò in uno sbuffo di farina e fece cenno a
suo padre che poteva infornare.
Lui aggrottò subito la fronte, unendo le
sopracciglia cespugliose in un unico tratto disapprovante.
- Cosa sono quelle cose? Sembrano tagliate con
la scure! Arrotonda bene, arrotonda senza fretta, e le incisioni… falle più profonde.
Suo padre era incontentabile, Margherita lo
detestava. Ma doveva anche ammettere che i pani di Francesco il Senese erano i
più fragranti di Trastevere, e anche i più belli da vedersi.
Sbuffò e si rimise al lavoro. Non vedeva l’ora
di potersene andare, ma in quel forno i minuti si trasformavano in ore. Come
ogni mattina si era alzata prima che albeggiasse e aveva cominciato subito a
dosare gli ingredienti e a impastare, già pregustando il momento in cui avrebbe
finito. Adesso era piena di farina dappertutto e ancora quei pani non andavano
bene.
Suo fratello piccolo le fece una smorfia di
complicità, sussurrando: - Ti aiuto io.
E allungò il dito paffuto per approfondire le
incisioni.
Il forno ardeva e il padre si girò di nuovo
verso di loro, la faccia rossa e lucida di sudore. - Quanto ci mettete?
Margherita si affrettò ad arrotondare gli
ultimi pani e poi disse: - Fatto!
Il dito divertito di suo fratello li incise e
il padre cominciò a trasferirli nel forno con la pala di legno. Era piccolo e
grasso, ma si muoveva con incredibile agilità quando lavorava.
- Posso andare?
- Se hai pulito bene, sì.
Margherita non aveva pulito. Afferrò uno
straccio e cominciò a lustrare con l’esasperazione che le montava dentro. Pulì
perfettamente il piano di lavoro, tanto sapeva che lui avrebbe controllato con
occhi sospettosi.
- Posso andare, adesso?
- Puoi andare, sì. Ma ricordati che non
diventerai una brava fornaia se non metti passione in quello che fai.
Margherita, però, sarebbe morta piuttosto che
fare la fornaia.
Si tolse il grembiule infarinato e salì in casa
a precipizio. Era davvero impaziente di entrare nella sua seconda vita.
Si era cambiata, si era lavata con cura,
insistendo particolarmente intorno alle unghie dove la pasta che aveva lavorato
si induriva in piccole croste sgradevoli.
Aveva lasciato solo un velo di farina tra i capelli, appena un velo,
così lui avrebbe detto: - Profumi di buono, Margherita.
Quando fu pronta, uscì in strada e corse verso
Santa Dorotea.
La porta era solo accostata e lei la spinse
per entrare. Nessun rumore, lui non era
ancora sceso. Aspirò gli odori forti e penetranti che le piacevano più del
profumo di pane.
La stanza era in penombra, così aprì l’anta di
una finestra facendo entrare un pulviscolo di luce che si adagiò sugli oggetti
in disordine e sui pochi mobili, rivelandoli.
Intanto mi preparo, pensò.
Trovò la sua roba ripiegata con cura sul
tavolo, dove l’aveva lasciata il giorno prima. Si spogliò in fretta e,
completamente nuda, cominciò a sistemarsi la sciarpa di seta intorno alla testa
come una specie di turbante. Controllò il risultato allo specchio appoggiato su
un cassettone. Spostò leggermente indietro il turbante per lasciare che si
vedessero i capelli neri, un breve tratto di scriminatura perfetta. Lo specchio
le rimandò un viso ovale, impreziosito dal morbido nodo della sciarpa, labbra
turgide, naso dritto, grandi occhi di velluto.
Poi prese il drappo rosso e se lo avvolse
intorno ai fianchi. Si infilò l’anello all’anulare sinistro, a metà della
seconda falange. Lui glielo aveva regalato quando si erano sposati in gran
segreto. Sorrise. Per ultimo prese il velo e andò a sedersi. Era un velo
leggero, quasi impalpabile. Lo fece girare intorno al braccio destro e se lo
sistemò sul ventre, lasciando nudi i seni. Sapeva di essere una ragazza
graziosa, ma sapeva anche che gli occhi di lui la vedevano bellissima. Sorrise
di nuovo.
Ed ecco i suoi passi e la porta che si apriva.
Lei rimase immobile, con lo sguardo languido e il sorriso appena accennato,
come lui desiderava.
L’uomo venne avanti, fermandosi poi a
osservarla. - Non ce la farò mai – bisbigliò. - Non riuscirò mai a renderti più
bella di come sei.
Margherita avvertì il suo sguardo ardente
percorrerla tutta e fermarsi dentro i suoi occhi. Dopo tanto tempo, quello
sguardo aveva ancora il potere di farle tremare il cuore.
Poi lui si avvicinò e la baciò. Aveva il viso
di un angelo e la passione di un demone. Si diceva che avesse conosciuto un
numero sterminato di donne, ma da quando
i loro sentieri si erano incontrati, frequentava solo lei.
Il bacio finì lasciandoli senza respiro. Poi
lui estrasse dalla corta tunica un bracciale e con lentezza glielo fece
scivolare lungo il braccio sinistro. Seguì il percorso sulla pelle morbida con
una scia di piccoli baci infuocati e si fermò sopra il gomito. Sul bracciale
erano incise le parole Raphael urbinas.
- Così sarò sempre con te, mia profumata
fornarina – disse, e un’ombra gli oscurò lo sguardo per un attimo, come una
specie di presagio.
Poi Raffaello afferrò la tavolozza e si pose
davanti al cavalletto. Tornò a lavorare sul velo, che aveva lasciato a metà il
giorno prima. Doveva giocare con le trasparenze, dosare la luce e lasciar
intravedere il piccolo perfetto ombelico della sua donna.
Margherita accennò un leggero sorriso e
illanguidì lo sguardo. Ma, come sempre, non riuscì a tenerlo vago a lungo. Girò
leggermente le pupille verso sinistra, mantenendo fermo
il viso.
Perché quella era la cosa che le piaceva di
più, della sua seconda vita, pensò.
Osservare il suo uomo che l’osservava.
Il quadro della Fornarina, dipinto da
Raffaello Sanzio, si può ammirare a Roma, a palazzo Barberini. Ritrae una donna
molto bella, Margherita Luti, che forse lui aveva sposato in segreto. Questa,
però, è solo una delle molte leggende che circondano quel dipinto e la donna
ritratta. Di sicuro Raffaello morì improvvisamente poco tempo dopo averlo dipinto, all’età di
trentasette anni. E anche sulla sua morte ci sono versioni differenti che la
rendono misteriosa.
Grazie Ross, anche per aver scelto l'immagine di quel bellissimo quadro! Guardando quello di Raffaello, invece, gli occhi della Fornarina sembrano proprio guardare lui, come ho immaginato nel racconto. Un abbraccio.
RispondiEliminaOrnella Albanese
Ogni tanto girando per Trastevere passo sotto quella che alcuni indicano come la finestra della Fornarina, adesso ogni volta che alzerò gli occhi avrò davanti a me lo splendido attimo che le tue parole hanno ricreato.
RispondiEliminaAntonella Tonon
Un piccolo gioiello è un pò di storia dell'arte.... Non sapevo che Raffaello avesse forse sposato la Fornarina. un'ulteriore prova, se mai fosse necessaria, che anche il genere rosa può essere cultura.
RispondiEliminaGrazie per questa piccola perla e per avermi resa almeno un pò simpatica la Fornarina.
Ciao
Lucilla
Antonella, la finestra della Fornarina? Come vorrei passarci sotto anch'io!
RispondiEliminaLucilla, quante volte mi sono chiesta se le donne ritratte in certe tele erano simpatiche o no, nella vita!
Ornella Albanese