Rubrica: Donne speciali
A cura di Ornella Albanese
Una giornata particolare, di una donna speciale.
Un piccolo omaggio dalla nostra amica scrittrice: Ornella Albanese.
A cura di Ornella Albanese
Una giornata particolare, di una donna speciale.
Un piccolo omaggio dalla nostra amica scrittrice: Ornella Albanese.
Una giornata particolare
IL DONO
49 a.C. ottobre
La piccola imbarcazione si
dondolava leggera sulle acque buie, a breve distanza dalla costa. Affiorando
tra veli di nubi, la luna faceva emergere dall'oscurità il palazzo reale.
Apollodoro si era interrogato
molte volte, durante il tragitto, su cosa sarebbe stato opportuno fare; adesso
erano arrivati a destinazione e ancora non riusciva a darsi una risposta.
Si mosse con passi silenziosi
verso la scaletta che conduceva alla stiva. Si erano serviti di un'imbarcazione
piccola e rozza per non attirare l'attenzione dei curiosi, e avevano attraccato
dopo il tramonto così l'oscurità li aveva sottratti agli sguardi indiscreti.
E la reggia era proprio sopra di
loro, sarebbe stato facilissimo raggiungerla.
Apollodoro scese la scaletta che
scricchiolava ed entrò nella stiva. La fanciulla si girò verso di lui,
sfolgorante come una dea alla luce della lampada.
E forse era una dea, pensò
l'uomo, altrimenti come spiegarsi tutte le incredibili doti racchiuse in quel
piccolo corpo?
Aveva appena venti anni, occhi di
velluto allungati verso le tempie da un tratto blu, capelli neri raccolti in
una moltitudine di minuscole trecce che le sfioravano gli omeri. L'abito
scintillava per i fili d'oro che si intrecciavano a quelli color porpora.
Braccialetti rigidi ornavano le sue braccia tornite e un pendente turchese
scivolava lungo il solco tra i seni.
- Sono pronta - gli disse, nella
lingua dei padri.
- Non così in fretta. Dobbiamo
muoverci con prudenza. La tua vita potrebbe essere in pericolo a causa di tuo
fratello...
Spesso per
celia si prendeva gioco di lui, e lo fece anche questa volta. - Il coraggioso
Apollodoro spaventato da un fanciullo di tredici anni!
- Non mi spaventa il fanciullo,
ma chi c'è dietro di lui. Chi gli soffia all'orecchio velenosi consigli. Primo
fra tutti l'eunuco.
- Potino? Fa spesso grossi errori
di valutazione.
- E lo stratega Achilla.
- Ha reciso la testa di Pompeo
per conquistarsi la riconoscenza di Cesare. Ma non conosce l'animo degli
uomini, e meno di tutto l'animo di Cesare.
- Infatti voci raccontano che il
Romano abbia pianto davanti a quella testa recisa.
- Un fatto indicativo del suo
carattere. Bisogna conoscere i nostri avversari, per non compiere passi falsi,
anche quelli che si proclamano amici. Io non avrei mai commesso un errore così
grossolano.
Quella fanciulla aveva
l'esperienza di un uomo saggio e il corpo di una concubina. Una curiosa
combinazione.
- In ogni caso tuo fratello
rappresenta un pericolo.
- Iside è dalla mia parte e mi
proteggerà.
Ci sarebbe
stato un tempo, pensò Apollodoro, in cui le sarebbero stati tributati gli onori
che venivano riservati alla dea. Se lei avesse mantenuto quello che prometteva.
La osservò.
Gli occhi avevano una luce misteriosa,
la bocca era un frutto opulento, la voce pura armonia. Lei era la dea di ogni
filo d'erba e di ogni spiga di grano, di ogni raccolto e di ogni granello di
sabbia, di ogni vento e di ogni flutto. Iside viveva in lei e parlava
attraverso le sue labbra. In tutte le lingue del mondo.
- Bisogna trovare un modo -
ribadì Apollodoro, cocciuto.
- I soldati di mio fratello sono
ovunque. Lui è arrivato con ventimila uomini, nonostante gli fosse stato
chiesto di presentarsi solo con una scorta.
L'uomo corrugò la fronte, contrariato.
- Quindi ci vedranno in ventimila e in ventimila ci riconosceranno...
- Però un modo c'è - disse lei,
negli occhi un barlume di malizia. - Andrai solo tu da Cesare, amico mio. E gli
porterai un dono.
Era tardi, quasi ora di andare a
dormire. Cesare indugiò per qualche minuto alla finestra, respirando odore di
alghe e di salsedine. La brezza notturna portava fin lassù il rumore quieto
della risacca.
Strani tempi, quelli, per un uomo
come lui. Si trovava a dover dirimere controversie come un saggio giudice. Il
suo temperamento eclettico gli aveva già fatto ricoprire numerosi ruoli: il
guerriero, lo statista, il poeta, lo scrittore. Adesso anche il giudice, per
porre pace tra un fratello e una sorella che si facevano una guerra feroce.
Ma Roma doveva dimostrare forza e
clemenza, ed era quello che lui si studiava di fare.
Prese un grappolo d'uva da un
vassoio sul tavolo e l'accostò al viso, poi con i denti staccò un acino
turgido. Aveva voglia di una donna. La moglie Calpurnia era lontana, e anche la
sua amante Servilia, che sapeva trovare parole che lo lusingavano. - Hai gli
occhi di un dominatore - gli aveva detto una volta.
Ma anche l'animo di un
dominatore, rifletté Cesare. Era il suo animo che lei riusciva a intravedere,
attraverso gli occhi.
Cominciò a liberarsi della
cintura che tratteneva le ricche pieghe del laticlavio. Amava le vesti
eleganti, riteneva che l'eleganza fosse il messaggio di potere che amici e
nemici avrebbero recepito più facilmente. Le donne ne erano affascinate e gli
uomini intimiditi.
Sorrise e bevve un sorso di vino
speziato dal boccale accanto al vassoio.
Poi il suo liberto aprì la porta
e mosse qualche passo nella stanza.
- Un uomo chiede di te, generale.
Ti porta in dono un tappeto prezioso.
Cesare amava i tappeti che narravano
scene guerresche. Ne fu incuriosito.
- Fallo entrare.
Un uomo apparve sulla soglia. Era
alto e bruno, di costituzione robusta, e portava sulle spalle un tappeto
arrotolato. Con un gesto fluido lo depose sul pavimento e cominciò a
srotolarlo. Cesare si avvicinò, impaziente di carpire il disegno della trama.
Ma un attimo dopo si irrigidì,
esterrefatto. - Per Giove Capitolino! - esclamò.
Il tappeto, srotolandosi, aveva
rivelato una fanciulla dalla pelle di ambra e dagli occhi lucenti, vestita
d'oro come una dea.
Con un movimento morbido si era alzata in
piedi e adesso era davanti a lui, gli occhi nei suoi occhi.
- Ti saluto, nobile Caio Giulio
Cesare - disse la fanciulla.
Lui si stupì. - Parli la mia
lingua?
Aveva un
sorriso che avrebbe conquistato il più misogino tra gli uomini. - E se tu fossi
un greco, ti parlerei in greco. E se fossi un etiope, o un troglodita, o un
siriano, o un medio, o un arabo, ugualmente saprei rivolgermi a te nella tua
lingua.
Quello che la
fanciulla diceva aveva dell'incredibile. Cesare, pur disponendo di una memoria
eccezionale, conosceva bene solo il greco, dopo essersi impegnato nello studio.
La scrutò con curiosità, ammirato.
- Sei sicura di appartenere al
mondo degli umani? - le chiese.
- Non più di quanto vi appartenga
tu, nobile Cesare della gente Julia. Discendente di Julo, figlio di Enea,
figlio a suo volta di Venere.
Sapeva anche questo? Cesare non
era uomo da cedere alle lusinghe, ma in questo caso non si trattava di una
lusinga. I suoi ascendenti divini erano una realtà.
- Chi sei? - le chiese.
- Non lo indovini? Mi hai
convocata insieme con mio fratello per provare a dirimere la nostra
controversia.
Cesare quasi
non credeva alle sue orecchie. Non era il tappeto, il dono prezioso, ma quello
che c'era dentro. Tornò a guardarla, il corpo esile ma voluttuoso, la sottile
tunica intessuta d'oro che lo rivelava più che nasconderlo, i capelli acconciati in una moltitudine di
trecce sottili, il pendente turchese tra i seni. E gli occhi sapientemente
esaltati da un tratto blu.
La fanciulla davanti a lui
appariva bella, scaltra e ardente. Nelle sue piccole mani c'era la chiave per
il dominio dell'Egitto.
Le sorrise, conquistato da lei ma
allo stesso tempo determinato a conquistarla. Perché in Cesare l'ambizione
prevaleva su qualsiasi altra passione o sentimento.
- Onore a te, Cleopatra Thea
Philopatore - la salutò. E poi scandì piano: - Bellissima regina d'Egitto.
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Fantastico.... Ti fa venir voglia di leggere di più, di sapere cosa succederà dopo e come proseguirà la relazione tra Cesare e Cleopatra; fa presagire un affresco grandioso di una storia e un'epoca ineguagliabili.
RispondiEliminaBravissima Ornella Albanese, non mi aspettavo niente di meno. E grazie. :)
Grazie a Ross per l'ospitalità e anche per la scelta dell'immagine, perfetta per il racconto.
RispondiEliminaLucilla, sono felicissima che ti sia piaciuto!
Ornella Albanese
Secondo me è successo proprio così. Quel marpione di Cesare si è trovato 'sto po' po' di regalo e se lo è goduto alla grande! Ornella, con un piccolo racconto, ci fa entrare nella storia vissuta. Grazie per il dono che hai fatto a noi.
RispondiEliminaAlla faccia di Cesare!
Bello, bello, bello!
RispondiEliminaGrazie Ornella, e' un DONO speciale che ci hai fatto!
Lullibi, le cronache narrano che cesare e Cleopatra fossero diventati amanti quella sera stessa! Tramortiti di passione e di ambizione.
RispondiEliminaE avrei una curiosità: sareste attratte da un libro che raccogliesse racconti con un filo conduttore, tipo questo? Cioè, vi piacciono le raccolte di racconti o privilegiate sempre e solo il romanzo classico?
Ornella Albanese
intendi tipo antologia?
EliminaSì Ross, ma con un preciso filo conduttore. In questo caso, sarebbe una carrellata di personaggi.
EliminaOrnella Albanese (avevo già risposto ma non è apparso)
Non lo so a dire il vero.
EliminaForse si, ma anche no. Forse se non e' storico lo preferirei, almeno in questo momento.
Invece, quello che sarebbe carino, anche in chiave storica, una serie di delitti descritti tipo antologia. Legati da un filo conduttore, e magari anche attraverso il tempo...fino a quando finalmente qualcuno trova il movente... forse :)
Io sarei favorevole: anche se prediligo il romanzo, una bella antologia di racconti ha il suo perché; magari una raccolta di aneddoti romanzati avente per protagonisti personaggi storici, o magari proprio un tema. Mi piacerebbe molto.
RispondiEliminaInfatti fino a qualche anno fa non esistevano antologie, adesso ne vedo parecchie in giro, quindi deve esserci sicuramente una certa richiesta. L'idea di Lucilla è un po' la mia e mi piace: un aneddoto, una situazione, personaggi storici colti in un giorno decisivo della loro vita. Quella di Ross mi sembra molto particolare, non facile ma davvero attrattiva: fossi in te, la depositerei. Sai che non riesco a smettere di pensarci?
RispondiEliminaOrnella Albanese
fanne buon uso di questa idea...al massimo, magari mi ricordi nei tuoi ringraziamenti...vai ornella, stupiscici :)
EliminaBellissima l'idea della Boss! Il delitto come filo conduttore nella storia.... Anzi, molti delitti legati nel tempo e qualcuno che scioglie l'arcano ai nostri giorni! Carissima Ornella, non smettere di pensarci, ti prego.... ;)
RispondiEliminaGrazie, innanzitutto, per...il dono. Mi piacciono i racconti, anche proposti in raccolte di un solo autore. Splendide le idee di fil rouge! E se ci fosse un oggetto fortemente simbolico che ritorna in tempi e situazioni diverse? Dopotutto, io volevo sempre che mi raccontassero una leggenda...domestica. Riguarda un anello appartenuto a diverse donne della famiglia , ultima mia bisnonna, e infine chiuso in cassetta di sicurezza dove tuttora si trova, dopo che mio nonno lo dichiaro' sostanzialmente maledetto proibendo che venisse indossato. Ma questa...e' un'altra storia ;-)
RispondiEliminaQuesta la vorrei fortemente sentire....
RispondiElimina...magari la sentirai,chissa'...
RispondiEliminaPromesso?
EliminaVedremo :-)
EliminaQuesto è un vero brain storming, senza tante storie e ricco di storie! Ne sono venute fuori in poche righe almeno tre! Prendiamo nota. Patrizia, l'anello maledetto merita!
RispondiEliminaOrnella Albanese
Grazie!
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