Direttamente dalla scrivania di Elisa S.
Ross mi ha chiesto di scrivere un decalogo semi-serio di istruzioni per
esordienti. Non lo so… ci sono in giro così tanti consigli per gli esordienti,
che quasi non volevo accettare. E poi i consigli vanno bene solo per se stessi
e i decaloghi sono un po’ come l’oroscopo, vanno bene per tutti e per nessuno.
Ma nella proposta di Ross mi ha stuzzicata quel “semi-serio”. Allora
okay, se si tratta di una roba semi-seria ci sto, mi piace ironizzare, che ci
volete fare?
DECALOGO
1)
PARLA DI ALTRI
Evita di scrivere roba
autobiografica, agli altri della tua storia non gliene frega nulla. Piuttosto,
guardati intorno, scopri uno o due soggetti e racconta la loro storia, le loro
vite, i loro sentimenti e i loro pensieri.
2)
NON COPIARE
La simil-pelle vale meno della pelle.
Usa la tua pelle, qualunque essa sia. Il commento peggiore che si possa
ricevere è: “assomiglia a…”. Originalità, dovrebbe essere la parola d’ordine.
3)
NON PERDERE TEMPO
Per non perdere tempo devi saper
scegliere. Scegli attività e letture che supportino la tua attività di
scrittore.
4)
SE NON HAI NIENTE DA DIRE, NON
DIRLO
Il cosiddetto “blocco dello
scrittore” cos’è se non il vuoto nella mente? Se la mente è vuota, fai altro,
quando si riempirà di nuovo riprenderai a scrivere. Non fartene un problema.
5)
SEI HAI TROPPO DA DIRE, SELEZIONA
Essere logorroici è un problema,
perché si finisce per dire (e scrivere) cose inutili, superflue, banali. Quindi…
seleziona, taglia, arriva al nocciolo della questione.
) 6)
DOCUMENTATI
Si può parlare solo di ciò che si
conosce. Se racconti qualcosa che non hai vissuto in prima persona, prima documentati,
fai ricerche, ascolta testimoni o leggi qualcosa sull’argomento. I contesti non
sono semplicemente sfondi.
7)
NON SCORAGGIARTI
Tutto ti è contro se decidi di
scrivere per pubblicare. Dovrai affrontare molte difficoltà, molte critiche,
infinite incomprensioni. Questo ti deve essere chiaro fin dall’inizio, ma tu
non scoraggiarti, non mollare mai!
8)
SII ORGOGLIOSA
Nonostante la scrittura sia
considerata un’attività inutile, tu dalle valore. Sii orgogliosa di ciò che fai
e fallo bene.
9)
SII UMILE
Nessuno nasce “imparato”. Devi provare,
riprovare e riprovare ancora. Le prime cose che si scrivono, quasi sempre sono
delle schifezze. Te ne devi fare una ragione.
10)
SE SON ROSE FIORIRANNO
Dopo tutta la fatica che hai fatto non ti
resta che aspettare. Ma mentre aspetti una risposta da qualche Casa editrice,
risposta che forse non verrà… tu continua a scrivere, comincia un’altra storia,
un’altra avventura. Non smettere di scrivere.
P.S. AL DECALOGO
Non si “diventa” scrittori nel senso
di qualcosa che capita se si presenta una congiunzione astrale favorevole,
bisogna VOLER ESSERE scrittori… con tutte le conseguenze che questo comporta.
Elisa
Elisa
Mi sembra un decalogo molto serio, pur se presentato con una certa leggerezza. Si intravedono anche elementi importanti, probabili acquisizioni personali dati dalla esperienze. Grazie Elisa per questo decalogo! Io lo copio! Emi
RispondiEliminaHehehe, semiserio lo è, divertente anche, e contiene comunque diverse verità. Ora attendiamo qualcuna delle ragazze scrittrici che ci dicano quale "comandamento" seguono di più; o quale infrangono!
RispondiEliminaAnche se non scrivo, comincio io: art. sei. Proprio vero. Salgari non era mai stato in India e Malesia, ma documentandosi è riuscito ad intrattenere generazioni di ragazzi....
Brava, Elisa
"Scrittori non si diventa... bisogna volerlo essere scrittori"... non so, per questo preferisco dire autore per chi opera in via amatoriale o semiprofessionale.
RispondiEliminaHo sempre una forma di soggezione verso la definzione di scrittore, parola che fino a qualche decennio fa era riservata a quegli Scrittori, proprio con la S maiuscola, che trovavi in biblioteca o nelle librerie.
Poi è successo qualcosa, che può essere letto in positivo perchè ha aperto una strada a molti preclusa, ma anche in negativo, perchè dalla velina (senza nulla togliere) in su, ognuno ha avuto il suo libro pubblicato.
Poi è arrivata anche l'editoria digitale e la faccenda ha rotto in modo definitivo gli argini.
Non discuto in questo post se sia un bene o un male (credo che alla fine, pur con più fatica la selezione naturale in qualche modo avvenga) forse, anche questa, è una moda che risponde al bisogno profondo che le persone hanno di comunicare qualcosa.
Premesso questo voglio sempre credere che fra autori e scrittori, tra chi scrive e chi pubblica da anni, tra chi si autopubblica alla prima esperienza e chi magari una minima gavetta la fa, quella piccola, marginale, differenza venga fuori, proprio perchè, come si è detto anche qui in precedenti post, chi legge oggi è un pubblico preparato.
Poi c'è il rispetto, che va a braccetto con l'umiltà, ma è diverso.
Rispetto verso ciò che si scrive, nel senso di trovare una propria via originale e non attaccarsi ai filoni di moda.
Rispetto verso il parere di chi legge, che ha speso tempo e soldi per te.
Rispetto verso le colleghe con più o meno esperienza, perchè da ogni sguardo può essere colto qualcosa di diverso e insegnarti qualcosa.
"Scrittori non si diventa... bisogna volerlo essere scrittori"
ma se alla parola scrittori (persone che non scrivono solo per sé stessi ma per dei lettori) sostituiamo qualunque altro mestiere, non servirebbe anche un minimo di preparazione, tecnica, esperienza?
Non ho trovato nulla nel decalogo riferito a questo.
La scrittura, come tutte le arti, è un delicato e complesso equilibrio di tecnica e talento, la prima si può imparare, il secondo nemmeno ai corsi di scrittura della scuola Holden di Baricco riescono a insegnartelo. :)
Beh, sono felice se il mio decalogo semi-serio per esordienti vi ha strappato qualche sorriso... questo era l'intendo al di là delle "verità" più o meno celate o esposte che ho voluto fatto passare.
RispondiEliminaQuesto vuole essere più che altro un Decalogo motivazionale, non tecnico.
E in quanto alla distinzione che fa Monica sui vari gradi-livelli di autori-Scrittori... beh, la selezione sarà naturale, ovviamente... ma bisogna vedere se si è di scuola darwiniana o lamarckiana, la prima ci dice che vince il più forte, la seconda ci dice che vince il più adattabile.
Con la frase "Scrittori non si diventa...." voglio solo fare una distinzione tra "diventare", inteso come un fato e il "voler essere" inteso come una scelta, con tutto ciò che questa comporta, preparazione tecnica inclusa.
divertente e pertinent!
RispondiEliminaIo non scrivo proprio e non ne ho proprio l'intenzione,ma vorrei fare un piccolo appunto sulla nota 1: autobiografico no, ma inserire nel testo delle storie/emozioni/avventure proprie potrebbe rendere la scrittura più agevole e per chi legge, sensazioni più profonde e reali. O no?
A parte alcuni generi particolari... che so, se una scrivere la biografia romanzata di Edoardo II o la storia di qualche serial killer (a meno che uno non lo sia nell'animo)...qui c'è poco da mettere di proprio.
EliminaGeneralmente però ci sono sempre elementi autobiografici in un racconto, anche se non strettamente legati al vissuto dell'autore, ma sicuramente legati al suo modo di vedere e interpretare le cose.
confesso, sorelle, ho peccato: ho messo qualcosa di me nei miei serial killer e anche negli assassini non seriali. mm (maria masella)
EliminaBeh signora Masella, qualche piccola soddisfazione almeno cartacea ci si può pur togliere no? ;)
EliminaMagari pensando alla vicina di casa che alle 5 di mattina fa le pulizie o fino a tarda notte tiene la tv a tutto volume... :D
Elisa in effetti mi riferivo proprio ai modi di pensare dell'autrice che inevitabilmente si riversano nei suoi scritti...
EliminaMi piace molto questo decalogo, denso di semplicità e verità...per inciso, condivido con Monica un rapporto non facilissimo con la parola/qualifica di "scrittrice": dico sempre che per me è assai più facile presentarmi come giornalista, visto che per divenirlo ho seguito un percorso professionale prefissato e una certa routine del mestiere. Non scoraggiarsi talvolta è difficile, almeno quanto praticare l'umiltà...condivido la questione "autobiografismo", perchè, anche se ritengo naturale che in qualche modo il vissuto di un autore vada a permeare una situazione o un personaggio, la mera e sistematica narrazione dei fatti propri era il "peccato originale" di svariati libri che mi sono capitati fra le mani.
RispondiEliminaPat