
...di Pam Jenoff.
Direttamente dalla scrivania di MORENA:
Attenzione...pericolo SPOILER!!
Esistono storie difficili.
Storie che non è possibile definire semplicemente “d’amore”, perché l’amore fa parte di loro ma non le esaurisce.
Esistono romanzi tormentati che ti costringono a venire a patti con la realtà.
Sapevo, cominciando a leggere “La ragazza di Cracovia”, che non mi trovavo di fronte ad una favola con l’immancabile “…e vissero felici e contenti”, ma che stavo per affrontare una storia che mi avrebbe tormentato, scottato, addolorato, lasciato tante incertezze…
D’altronde è sempre così quando le piccole storie incontrano la grande storia, la Storia con la maiuscola, e ancor più vero quando la Storia è così vicina che non serve voltarsi per poterla vedere, per poter sentire il male che ancora fa…
Emma è “La ragazza di Cracovia”, ebrea e polacca, in una città, magistralmente dipinta, sconvolta dall’occupazione nazista.
“Questa guerra è la vergogna del mio popolo” si dice ad un tratto nel libro, ed è vero per ogni guerra, per tutte le guerre.
La guerra irrompe nella vita di Emma e le toglie ogni cosa: il lavoro, la libertà, gli affetti, il marito, lasciandola vuota e inerme, priva di senso. E con essi le sfuggono i sogni, le speranze, il diritto ad esistere, il diritto ad essere ciò che è, poiché Emma è costretta a divenire Anna.
E’ costretta ad abiurare la sua fede, a dimenticare i riti e le preghiere del sabato, è costretta indossare un crocifisso, ad accettare la comunione…
E’ costretta a rinunciare al suo Dio in nome della salvezza e di un nuovo Dio che protegge gli invasori.
E’ costretta ad accettare il baciamano dagli stessi uomini che hanno segregato il suo popolo nel ghetto.
Ed è costretta a condividere cene sfarzose con i nazisti mentre il cuore le si stringe domandandosi se i suoi genitori hanno abbastanza cibo o se sono ancora in vita…
C’è tormento peggiore?
Quando pensa di aver perso tutto: l’onore, la dignità, il rispetto di se stessa e del suo popolo, le viene chiesta una nuova prova, la più difficile e la più drammatica: rinunciare ai voti scambiati con Jacob, il suo dolcissimo marito, e diventare l’amante del Kommandant.
Il Kommandant è quanto ci sia di più pericoloso e dominante a Cracovia: è il simbolo del potere nazista nella città, della sua ferocia e della sua ingiustizia. Ed è terribilmente affascinante.
Non capirò mai se Anna si sia davvero innamorata di lui: la guerra sconvolge le anime più che i corpi, perché toglie i contorni alle cose e lascia le persone smarrite in una realtà nebulosa dove non esistono più verità, né certezze…
E Anna si appiglia al Kommandant come un naufrago in un mare in tempesta e ne diventa l’amante.
Come può aver pace, Anna, tra le braccia di quell’uomo?
E infatti non c’è pace per Anna: solo incubi, di notte come di giorno. Solo, in lontananza, un filo di speranza, un tenue filo che la lega a Jacob, partigiano nella resistenza. Ed è solo per lui che Anna ha svenduto se stessa, solo per salvarlo, per poter passare alla resistenza le informazioni sui nemici.
Non riuscivo a vedere una via d’uscita, semplicemente perché non c’era... Non c’era possibile soluzione a questo dramma che vedeva coinvolte tante anime, tanti desideri, tante vite.
Non c’era speranza per il Kommandant e per il suo amore per Anna, perché Anna non esisteva e lui aveva un passato troppo difficile da dimenticare.
Non poteva vivere il Kommandant, perché non c’è redenzione per lui, non dopo tutto il sangue che macchia le sue mani, non dopo essere divenuto l’incarnazione del male…
Avevo sperato, prima di capire la verità, che il Kommandant salvasse Anna e la portasse con sé, incurante del fatto che fosse un’ebrea.
Speravo che in questo modo avrebbe salvato anche la sua anima…
Non capivo che l’unica via d’uscita per il Kommandant era la morte…
Solo la morte poteva liberarlo dal dolore della menzogna di Anna, dalla vergogna di aver alzato la mano contro la sua stessa carne…
E quando il suo sangue ha macchiato la neve sotto di lui, Anna gli ha baciato gli occhi ormai spenti, io ho pianto per un uomo che una volta era stato buono…
Anche Anna ha smesso di vivere dopo quell’ultimo bacio.
La donna che attraversa il ponte di ferro in quella notte è un’altra. E’ nuovamente Emma ma non la stessa del passato.
Una nuova forza l’investe, la consapevolezza di avere tante vite da proteggere: la sua, quella del bambino nel suo grembo, quella di Jacob e quella del piccolo Lukasz, l’erede di una importante dinastia di rabbini, ma soprattutto il simbolo di una speranza mai sopita, di un popolo da sempre perseguitato ma mai abbattuto…
Non saprò mai se il bambino di Emma sia il frutto del suo amore per Jacob, o per il Kommandant. Preferisco pensare che il bambino sia l’ultimo dono del Kommandant, un fiore sbocciato nonostante la guerra, una guerra che ha reso nemici un uomo e una donna che, forse, in un altro mondo, in un altro tempo, si sarebbero amati…
MORENA
Benche' questo sia il primo post di Morena nel nostro blog,
molte di voi la conoscono gia'... e so' per certo che adorano il modo in cui recensisce i romanzi!
Se vi fa piacere leggere altre sue recensioni,CLICCATE QUI...
...e QUI!!
Grazieeee Morena!!
Juneross
Morena, come sempre hai una facilità di scrittura impressionante...
RispondiEliminaPerò non credo che leggerò quel libro... per me "leggere rosa" significa evadere e la tematica affrontata è talmente drammatica e importante che, anzichè evadere, solleciterebbe quantomeno un doloroso esame delle coscienze...
llucya73
Oddio che storia triste e commovente... a me i drammoni tragici piacciono molto, ma avrei preferito un filo di happy end in più forse.
RispondiEliminaCmq bellissima recensione.
SilviaLeggiamo
Ciao Morena
RispondiEliminadopo i tuoi commenti sulla ml per la ragazza di Cracovia mi ero ripeomessa di leggerlo e così ho fatto...
Per chi come me non ama il contemporaneo (per me tutto ciò che parte dal 1900 lo é!)non c'era molta attrattiva per questo libro..svolgendosi poi durante la guerra prevedevo solo sofferenza, lacrime e sangue..
beh leggerlo mi ha provocato una così grande varietà di emozioni che sono rimasta sorpresa di me stessa per averlo letteralmente divorato.
Devo ringraziarti soprattutto perché la lettura di questo libro mi ha dato la possibilità di apprezzarne un'altro che seppur in altro luogo tratta lo stesso argomento e parlo dell'incommensurabile Cavaliere d'inverno...
L'unica cosa che spero é che la storia della Simons abbia una conlusione più felice...
Sto ancora leggendo Tatiana e Alexander...
Silvia non darmi anticipazioni ok!!!
Con te Morena (the best) ci vediamo sabato!
Barbara (Grosseto)